Mini ode alla coperta

È di bell’aspetto, di necessaria leggerezza, di origine naturale.

È di carattere gentile e premurosa, di tenera generosità,

di docile accomodamento, di lunga storia, di concretezza, devozione e appartenenza, di spirito libero.

Indispensabile come strumento di anonima e preziosa quotidianità.

Rifugio di pensieri e catalizzatore di idee e sentimenti, ai tanti modi possibili…

Inaspettata protagonista nei momenti di relax… ti calza, custode di una calda e morbida protezione, dove la testa fa capolino.

La creatività legata anche al bisogno rassicurante di piacevoli sensazioni percepite in nuovi desideri. Accade anche nell’accessorio coperta: il cambiamento di visione nell’espressione cromatica di pattern l’incontro con il colore e il contatto fisico nel bisogno tattile del sentire e toccare.

Mondo materico

La bellezza deriva da ciò che ognuno di noi vede, sente e tocca. Ai tessuti e colori si aggiunge il senso dell’olfatto: gli odori fanno parte della materia, dove l’elemento chiave sta nel trattamento delle fibre naturali stesse (ciclo di lavorazione e operazione di pulizia finale) per renderle confortevoli al tatto.

Nel mondo delle fibre, c’è la storia di un filo che dalla necessità di ‘tessere’ diventa l’arte della ‘tessitura’. C’è il telaio specifico per il tessuto a navetta (ordito e trama), e c’è quello che riguarda a maglieria. Nel lontano passato il filatoio è stato un fedele compagno delle donne (soprattutto delle classi agiate) con la tessitura a mano, di fili come lana lino e canapa. Le prime tecniche di filatura riguardano l’India e la Cina, mentre in Europa compaiono nel 1200 e la svolta industriale arriverà a metà del XVIII secolo con lo sviluppo del telaio meccanico e più tardi, di quello elettronico.

Suggerisco l’interessante libro da cui ho preso spunto “La grammatica dei tessuti” di Michela Finaurini

Continuo a trattare l’argomento del “filo” per le fibre a struttura fine, che per natura hanno resistenza ed elasticità, vengono unite attraverso la filatura, creando fili sottili e flessibili. In base all’origine, si distinguono in fibre tessili naturali (che rappresentano il 40% dell’utilizzo mondiale) derivate da piante animali e minerali e fibre sintetiche (60%) attraverso processi chimici (inizi 900′).

Segue un discorso riassuntivo più specifico: spero che non vi annoi, altrimenti saltate il ‘pezzo’. Tratterò alcuni dei materiali a me cari e utilizzati nei miei prodotti.

Le fibre vegetali si ottengono dalla cellulosa della pianta, come i semi (cotone) dal fusto (lino canapa juta ramiè) dalla nervatura della foglia (rafia) o dal frutto (cocco). Sono fibre versatili sia per il “recupero del calore” che per la “facilità di tintura”.

Le fibre animali si ottengono da sostanze proteiche come la lana (di pecora coniglio lama) attraverso la rimozione del pelo (lana di tosa e della lana mentre quella di concia riguarda gli animali morti). Seguono 2 tipi di procedimento nel trattare la filatura della lana: cardata e pettinata.

Nel I caso, le fibre vengono districate e pulite dalle impurità, mediante cardi (trattamento manuale) o carde (meccanico). Le fibre trattate sono rese morbide e soffici, pronte per essere filate.

Nel II caso, le fibre vengono disposte in modo parallelo (eliminando le impurità e le fibre corte) con la lavorazione della massa fibrosa in “pettinatori”, ottenendo un filato omogeneo. Normalmente vengono lavorate fibre lunghe, che sono di qualità superiore, con un aspetto liscio, sottile e compatto.

Nella maglieria (negli accessori e nei capi) preferisco la scelta della lana cardata, per la resa del risultato finale, dall’effetto visivo gonfio, morbido (a volte anche pesante) e opaco, rispetto alla lana pettinata rasata, lucida e leggera.

Non vi parlerò delle fibre artificiali e sintetiche (forse in futuro), ma farò un ulteriore cenno storico alla lana e al suo utilizzo già nell’età del bronzo. I primi a perfezionare la lavorazione furono i Babilonesi: Babilonia significa “terra della lana”. I suoi abitanti attorcigliavano i batuffoli con le dita stirandoli, per ricavarne fili per la tessitura.

Furono i Romani a inventare le tecniche rudimentali di conceria e follatura.

Nel Medioevo si sarebbe organizzata una forma di industria commerciale internazionale a scapito della concorrenza inglese (soprattutto in Toscana, Lombardia, Venezia e Genova). Il fatto curioso riguarda i “lanaioli di Firenze” con le loro botteghe nel centro storico: si distinguevano per la dicitura “di Firenze”, un antico “made in Italy”, sinonimo di garanzia, qualità, autenticità.

Nel corso dei secoli, da parte degli allevatori, seguirà la selezione di razze che conservano il “vello” in primavera. Oggi la pecora è una specie dipendente dall’uomo (non può sopravvivere come animale libero)

Se dovessi pensare ai colori del mese di aprile, cercherei il verde brillante dell’erba bagnata e il blu intenso del cielo con  nuvole bianche.

Nel frattempo, li immagino guardandoli anche nel dipinto e rifletto…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *