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Cosa il Pitti Filati  S/S 2025 ha presentato come tendenze che si inseriscono in un contesto generale segnato dalla ricerca della sicurezza e dei valori reali; meno concetto e più sostanza, con l’invito a vivere il tempo a un’altra velocità. Si sviluppano in 3 temi cromatici che si ispirano a trenta tra i luoghi più suggestivi del pianeta, divisi in tre gruppi per affinità speciali e suggestioni cromatiche.L’interpretazione dei filati attraverso lo studio di teli jacquard e lavorazione punti maglia. 

FLUID

Un escursione termica dal freddo al caldo. La fluidità permette la scorrevolezza e l’armonia.

TACTILE

Vibrante. La tattilità permette di essere intesi e percepiti.

CONCRETE

Sofisticato e minerale. La concretezza permette di essere reali ed efficaci sul piano dell’espressione e dell’azione

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Altra testimonianza dell’effetto-intreccio di fili (stand Filmar). Omaggio al cotone, la materia prima da cui prendono vita tutti i vibranti colori dei fili. L’opera è composta da 1200 chiodi e oltre 180 km di filati, creando un intreccio visivo suggestivo ed emozionante. Dettagli del pannello realizzato allo Stand Filmar. Autore Martin Lucchini

Spunti di punti dallo stand di Lineapiù al Pitti filati. Sempre interessante…

Il colore per funzionare deve convincere 👀!

Mi piace sentirmi ispirata da più colori. Da bambina, quando prendevo in mano l’astuccio delle matite colorate ero attratta dal riordinare i colori in gradazione cromatica, trovare il giusto ordine provando e riprovando. Il dubbio sorgeva con 3 colori, da inserire all’inizio o alla fine: il bianco, il grigio, il nero e forse anche il marrone. Ma ogni cromia parla anche se là si vuole ignorare ✨

💡di come dei semplici e leggerissimi plaids possano essere usati diversamente, utili sia in casa che in viaggio, da portare con sé. Sono caldi e funzionali: una piccola comodità in più situazioni. Si piò scegliere se realizzarli in lana merino cardata o cotone-cashmere, nella proposta dei 3 patterns geometrici intarsiati a 7 colori, nella misure di cm 160 x 190. Un accessorio: non un semplice bisogno ma un desiderio…

Cenni di fibre materiche per conoscere qualcosa in più della terminologia in uso, cominciando da quelle di origine naturali derivanti da piante animali minerali (le più antiche) e sintetiche, attraverso i processi chimici (primi 900’). Tutte sono strutture sottili, flessibili, elastiche, resistenti, e con la filatura si uniscono per creare il tessuto.

La lunghezza, il diametro, la lucentezza, rappresentano le caratteristiche morfologiche del filato e determinano le 4 grandi categorie: le fibre vegetali, animali, artificiali, sintetiche.

Le fibre vegetali si ottengono dalla cellulosa delle piante: dai semi, per il cotone e il Kapok (frutto di un albero delle zone pluviali del Sud America somigliante al cotone ma più leggero); dallo stelo, come il lino, la canapa, la iuta e il ramiè; dalla nervatura della foglia, come la rafia e sisal (agave sisalana dell’America centrale) dall’aspetto grossolano e ruvido, utilizzata per produrre tappeti e cordami

Chiarisco la differenza che esiste, facilmente confondibile, tra le fibre artificiali e quelle sintetiche. Non sono ovviamente naturali ma presentano differenze importanti.

Le fibre artificiali si ottengono da sostanze già esistenti in natura, di origine cellulosica, alginica (composto organico derivato dalle alghe e usato come sostanza gelidificante) proteica. Sono fibre di cellulosa pura o rigenerata, miscelate a sostanze chimiche. Numerose le varietà derivate da: latte, ananas, acqua di cocco, cactus, alberi di faggio ed eucalipto, agrumi, mais, vinaccia e frutta.

Le fibre sintetiche derivano dalla sintesi chimica del petrolio o dal gas del petrolio compresso e si distinguono in gruppi a seconda del loro processo di lavorazione.

Vengono definite “speciali” tutte le lane poco diffuse o provenienti da razze pregiate di animali. 

Una panoramica veloce sulle fibre animali

CASHMERE: si ricava dalla pettinatura del sottogola dalle capre del Kashmir, del Tibet e della Mongolia. Questi ovini hanno un pelo lungo e setoloso in superficie, con peluria finissima e morbida sul fondo.

LANA DI CAMMELLO: si ottiene dal dromedario africano dell’Egitto e del Sahara o dal cammello asiatico, della Cina e Mongolia. Viene raccolta quando cade naturalmente dalla pancia dell’animale o in seguito a pettinatura.

LANA DI ALPACA: si ricava per tosatura dai camelidi delle Ande, quando in primavera il pelo raggiunge i 20-25 cm. La cheratina presente nella lana di alpaca è molto pregiata e viene impiegata anche nell’industria cosmetica.

ANGORA: si raccoglie per pettinatura dalla capra e dal coniglio d’Angora, entrambi dotati di un pelo lungo, setoso e molto lucido. Viene utilizzata sempre insieme ad altre fibre.

VIGOGNA (O VICUNA): deriva dal più piccolo dei camelidi, che vive a 4.000 metri di altezza sugli altopiani di Argentina, Bolivia, Cile, Ecuador e Perù. Questo animale produce solo 250 g di pelo ogni due anni. Il suo vello, soprannominato “vello degli dei”, è lungo 10-15 cm ed è la fibra tessile più esclusiva al mondo. Tosatura e lavorazione di questa lana avvengono ancora seguendo metodi tradizionali antichi. La fibra viene lasciata nel suo colore naturale, che varia dal bianco al marrone dorato.

LANA MERINO: si ricava dalla pecora merino, un ovino originario della Spagna ma ormai diffuso in tutto il mondo (Australia, Nuova Zelanda, Germania, Islanda,Sud America e Africa). La fibra di questo vello è molto sottile e consente di lavorare tessuti come il fresco di lana.

SHAHTOOSH: dichiarata illegale e bandita da tutti i mercati, si ricavava dal sottopancia del chiru, un’antilope tibetana a rischio d’estinzione.

FIBRE ANIMALI

Sono costituite da sostanze proteiche. La più comune resta la lana, ricavata da animali come ovini, conigli e alcuni tipi di lama attraverso l’asportazione del pelo. La lana raccolta attraverso la tosatura si chiama “lana di tosa” e si distingue dalla “lana di concia”, ricavata dagli animali morti, meno elastica e morbida, oltre che di qualità inferiore. Le operazioni successive alla raccolta della lana sono procedimenti di filatura: si tratta di cardatura e pettinatura.

LA CARDATURA

Cardare significa districare le fibre tessili e ripulirle da ogni impurità. La cardatura si effettua mediante cardi, nella lavorazione manuale, o carde, nella lavorazione meccanica. Le fibre vengono così rese soffici e pronte per la filatura.

LA PETTINATURA

La pettinatura serve per disporre le fibre in modo parallelo, eliminando le ultime impurità e le fibre troppo corte. Si effettua con la lavorazione della massa fibrosa nelle “pettinatrici”. Il filato si presenta omogeneo e, se ottenuto da fibre lunghe e di ottima qualità (come lane fini merino o incrociate), sarà liscio, sottile, compatto e ben rifinito.

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