Dall’ultima newsletter appena uscita (se siete interessate/i potete iscrivervi: vi arriverà solo una volta al mese) ho estrapolato alcuni argomenti che ho deciso di presentare anche in questo articolo, inerente all’inizio dell’anno…Happy moments!

Decido di scegliere una parola che diventi un’intenzione, suggerita da un dono-augurio. La semplice parola e’ ‘ascoltare’, me stessa e gli altri!…compito per me arduo ma comunque possibile. L’impegno, nella pratica di un’abitudine

…ma i buoni propositi?! E’ forse un antico rituale sciocco a cui prestiamo l’attenzione soprattutto ad inizio anno? Non è detto che ci chiariamo le idee scegliendo il cosa e come farlo con una scadenza. Le varie idee salvifiche saltano con le varie interferenze del quotidiano. Viviamo una vita dove desideri e bisogni si nascondono dietro piccole rinunce. Ma quanto poi vogliamo cambiare? Quanto veramente diamo importanza ad intenzioni e atteggiamenti che riguardano solo noi? Domande alle quali non vogliamo rispondere…intanto qualche sorriso in più per continuare a sorridere 👀

Che l’anno 2024 possa essere a colori e il bianco della neve, prima o poi arriverà…👀✨

Elenco d’ispirazione:

– una foto che simboleggia il tuo 2023,

– una foto simbolo di quello che ti auguri per il 2024,

– scorri la tua ‘gallery’ e guarda una foto di cui ti eri dimenticata/o,

– una citazione da riscrivere su un foglietto da conservare e…

– un illustratore che ti faccia sognare!

Dal libro ho preso solo 3 immagini dell’illustratrice Sylvie Bello

Fare quadrato mi sembra un colorato e illuminante compromesso 👀

’quando sei infelice guarda a cosa ti stai aggrappando e lascialo andare”

..’365 new chances’, un ironico suggerimento per una coperta. Un piccolo lusso tranquillo, un’idea di comfort da abbinare alla stagione presente, nel vivere momenti piacevoli ricaricandosi nel tepore naturale, in uno stile giocosamente di gusto da personalizzare. Si può scegliere il tipo di filato e i colori da abbinare, mentre per la realizzazione intervengo io!

Parlare di una fibra diversa?!

Cenni di fibre materiche (diverse puntate) per conoscere qualcosa in più della terminologia in uso, cominciando da quelle di origine naturali derivanti da piante animali minerali (le più antiche) e sintetiche, attraverso i processi chimici (primi 900’). Tutte sono strutture sottili, flessibili, elastiche, resistenti, e con la filatura si uniscono per creare il tessuto.

La lunghezza, il diametro, la lucentezza, rappresentano le caratteristiche morfologiche del filato e determinano le 4 grandi categorie: 

le fibre vegetali, animali, artificiali, sintetiche.

Le fibre vegetali si ottengono dalla cellulosa delle piante: dai semi, per il cotone e il Kapok (frutto di un albero delle zone pluviali del Sud America somigliante al cotone ma più leggero); 

dallo stelo, come il lino, la canapa, la iuta e il ramiè

dalla nervatura della foglia, come la rafia e sisal (agave sisalana dell’America centrale) dall’aspetto grossolano e ruvido, utilizzata per produrre tappeti e cordami.

Prima di riprendere il discorso sulle fibre animali a me care e che utilizzo nel mio progetto di accessori per la casa (che tratterò nel prossimo articolo) chiarisco la differenza che esiste, facilmente confondibile, tra le fibre artificiali e quelle sintetiche. Non sono ovviamente naturali ma presentano differenze importanti.

Le fibre artificiali si ottengono da sostanze già esistenti in natura, di origine cellulosica, alginica (composto organico derivato dalle alghe e usato come sostanza gelidificante) proteica. Sono fibre di cellulosa pura o rigenerata, miscelate a sostanze chimiche. Numerose le varietà derivate da: latte, ananas, acqua di cocco, cactus, alberi di faggio ed eucalipto, agrumi, mais, vinaccia e frutta.

Le fibre sintetiche derivano dalla sintesi chimica del petrolio o dal gas del petrolio compresso e si distinguono in gruppi a seconda del loro processo di lavorazione.

Continua – 

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